Disegniamo il nostro domani
È passato Ferragosto da poco e io sono ancora nel pieno della mia pausa estiva. Quest’anno ho deciso di fare le cose in grande e, senza cercare mete mirabolanti, prendermi del tempo: tanto tempo, per me e per la mia famiglia.
Mi sono anche ricavato alcuni momenti per pensare a Salottino e, raccogliendo l’invito di Licia di qualche tempo fa, mi sono deciso a scrivere e condividere queste riflessioni.
Salottino è un progetto di cui mi sento profondamente parte e che mi piacerebbe contribuire a di far crescere: è per questo che ne parlo.
Voglio parlare anche e soprattutto della percezione che ho di Salottino come persona, come professionista e come, con fatica e ambizione, imprenditore.
Vorrei stimolare una discussione su come fare evolvere e, ripeto, crescere il Salottino.
Perciò metterò dentro anche considerazioni fatte insieme ad amici e amiche che di Salottino sono parte per portare avanti questo bellissimo progetto di Licia e Nicole.
Dare una definizione di Salottino è complicato, ma una cosa è certa:
Salottino ha la forza e la purezza della contaminazione delle idee.
Persone diverse culturalmente e professionalmente si incontrano periodicamente, liberamente, e discutono a partire da un tema. Salottino succede mensilmente da tre anni in tanti luoghi diversi, ma tutti in Romagna (che sia qui parte della sua forza?).
Ogni volta si discute, ci si scambiano idee.
A volte ne nascono di nuove, a volte no. A volte sono nate conoscenze nuove, a volte addirittura contatti di lavoro. Nel mio caso ho anche trovato il modo di generare fatturato!
Proprio su questo punto vorrei fermarmi: può nascere la tentazione di far diventare Salottino un moltiplicatore di fatturato e di dargli in primis un obiettivo di business. Credo che questo sarebbe un errore e sto scrivendo questa riflessione proprio per argomentarlo.
Salottino è un punto di incontro, un momento di relazione e di scambio di conoscenza. Vale la pena scomodare una frase di George Bernard Shaw che dice più o meno così:
Se tu hai una mela ed io ho una mela e ce le scambiamo, alla fine avremo entrambi una mela.
Ma se tu hai un’idea ed io ho un’idea e ce le scambiamo, alla fine avremo entrambi due idee!
G.B. Shaw
Mi spingo oltre, faccio il cattivo: Salottino non è per tutti. Salottino è per chi pensa che ogni tanto valga la pena fermarsi e parlare con le persone, ascoltare e farsi ascoltare.
Come dice l’amico Thomas Bandini, “Salottino filtra, fa selezione in modo naturale. È come quei negozi pieni di cose strane, che molti snobbano pensando la solita roba. Invece c’è chi entra e trova quella cosa che non aveva mai visto o cercava da tempo o pensava non esistesse neppure. Salottino è una dimensione parallela dove puoi incontrare un fauno o un unicorno o un creativo o un pazzo o un simpaticone o entusiasta o un coboldo. Salottino è qualcosa che non c’era e ora c’è.”
Se Salottino fosse declinato in un contenitore la cui finalità principale sia generare affari e fatturato perderebbe la forza che, per esempio, ha fatto si che questo progetto allora nascente fosse scelto in ottobre 2014 da Riccardo Luna per essere portato sul palco di Rnext a Ravenna (per chi non ricorda: Licia con salottino a Rnext a Ravenna, ottobre 2014).
Lo spirito di Salottino è il libero scambio di idee per crescere e innovare.
Giovanna che fa l’insegnante ce lo ricorda: Salottino è una di quelle cose da fare non perché danno un’utilità immediata, ma perché ci piacciono, ci divertono, ci fanno stare bene poi alla lunga si vede che servono e ci sono utili. Può capitare che lo diventino, tra l’altro in modo inaspettato e diverso da come credevamo.
E come infine dice l’amico Robert, Salottino continuerà ad essere un generatore di valore solo se ognuno di noi che partecipiamo a salottino continueremo a portargli dentro del valore senza pensare di doverne ricavare direttamente.
Se avremo la forza di mantenere questo spirito avremo fatto il nostro bene e avremo creato uno spazio che agli occhi del fantomatico imprenditore che osserva Salottino da fuori, risulterà incredibilmente desiderabile.
Da qui occorre quindi rimboccarsi le maniche e, in squadra, andare avanti: io ci sono!
Roberto
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